Fino a poco tempo fa non avrei mai creduto di potermi soffermare così tanto tempo per fotografare le piante spontanee e i loro meravigliosi fiori.
Cosa è cambiato? E' cambiato il mio atteggiamento e conseguentemente è mutato anche il mio sguardo. Per necessità lavorative, legate in particolare ad un recente progetto in cui le componenti cromatiche e odorose delle piante erano fondamentali, ho iniziato a progettare con i fiori e ovviamente ho iniziato a studiare attentamente le loro caratteristiche (periodo di fioritura, forma e colore del fiore, intensità del profumo, rusticità della pianta, necessità idriche e di manutenzione, etc...).
La curiosità e la voglia di conoscere mi hanno portato a porre l'attenzione anche su specie che prima non avrei mai considerato, anche se magari le avevo da anni sotto agli occhi. A volte anche piante che volgarmente chiamiamo "erbacce", rustiche e presenti nei luoghi meno ospitali, se guardate da vicino possono rivelarsi incredibilmente gradevoli. Un esempio? Sono per me estremamente suggestivi, anche se comuni e considerati "fiori poveri", la malva e il papavero. La prima mi emoziona, specialmente se presente in ampie macchie (come la vidi al parco degli acquedotti a Roma anni fa), perché il suo fiore dalla tenue tonalità lilla richiama inconsciamente nella mia mente l'atmosfera sognante e bucolica descritta nelle opere di Monet. Il secondo, il papavero, mi piace perché è particolarmente effimero e sembra che abbia leggeri petali di carta che possono staccarsi e volare via al primo soffio di vento. I suoi toni accesi, spesso contrastanti con la vegetazione o le coltivazioni circostanti, danno ritmo e colore al paesaggio agrario estivo, movimentandolo cromaticamente.
Se sono riuscita ad innamorami di piante estremamente comuni presenti in città nei fossi o a lato delle strade, immaginate il mio stupore e la mia meraviglia in montagna. Là dove pochi anni fa il mio unico obiettivo era quello di raccogliere le fragoline di bosco (o al massimo scattare qualche fotografia a un bel panorama) ora non riesco a fare pochi passi senza scattare serie infinite di fotografie a un nuovo fiore. Ho scoperto così la Dactylorhiza maculata fuchsii (orchidea macchiata), il Lilium martagon (il giglio martagone), l'Aquilegia atrata (aquilegia scura) e la Centaurea triumfettii (fiordaliso di Trionfetti).
Mi sono resa conto sulla mia pelle che il nostro sguardo muta in base alla nostra conoscenza e alla nostra sensibilità. Per questo vi invito ad incuriosirvi e a conoscere sempre di più tutto quello che ci circonda; scoprirete la bellezza nei posti più inaspettati e rimarrete inebriati dalla meraviglia della semplicità!


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