Chi avrebbe mai detto che la Romagna, terra di iconici locali notturni e stabilimenti balneari (descritti ampiamente dalla cinematografia negli ultimi cinquanta anni) conservasse ancora il sapore autentico della costa selvaggia?

Il paesaggio costiero che si ritrova nel litorale ravennate presenta ancora, in qualche punto, meravigliose dune ancora intatte ricche della vegetazione spontanea tipica dei paesaggi marittimi mediterranei come la classica Ammophila arenaria (specie fondamentale per la formazione delle dune), la delicata Oenothera biennis (dall'abbondante fioritura gialla) e la piccola Salsola kali (dal portamento a cuscinetto).


Purtroppo questi luoghi non ospitano più da tempo il bianco ed elegante giglio di San Pancrazio, un tempo elemento di riferimento e speranza per i marinai che rientravano dal mare. Questo fiore per fortuna però si è preservato nel suo habitat in molti altri paradisi costieri italiani come per esempio la spiaggia dei gigli nell'area marina protetta di Capo Rizzuto in Calabria, che deve proprio al fiore il suo nome.
Siamo certi dell'antica presenza del giglio nei lidi ravennati in quanto è stato ritratto accuratamente nelle decorazioni a mosaico presenti in alcune basiliche, come San Vitale (nella foto) e Sant'Apollinare in Classe, in cui nel catino absidale, sempre con decorazione musiva, c'è prima rappresentazione del giardino dell'Eden della storia. Gli artisti che realizzarono l'opera utilizzarono infatti specie autoctone, tipiche della zona e quindi facili da studiare.

Oltre al giglio si ritrovano infatti anche il leccio (Quercus ilex) , l'ulivo (Olea italica), il ginepro (Juniperus communis) e il pino (Pinus pinea), albero che ancora oggi è molto presente nelle celebri pinete di Cervia e Milano Marittima e che è diventato, sin da inizio Novecento, un'icona di queste località di villeggiatura (e che ancor oggi dà il nome a locali e famose attività della zona). Proprio per la sua particolarità e per la bellezza del paesaggio, inteso ancora come "bella veduta" secondo i canoni dell'epoca, nel 1905 fu applicata la prima "tutela paesaggistica ante litteram", firmata dal Ministro dell'agricoltura Luigi Rava. Rava, che era amico dello storico dell'arte Corrado Ricci (fondatore nel 1897 della Soprintendenza di Ravenna, la prima in Italia), con l'emanazione della legge 411 “Per la conservazione della Pineta di Ravenna”, valorizzò e protesse il sito come se fosse un vero "monumento nazionale", proprio per il suo valore paesaggistico, storico e testimoniale.
Questa piccola tessera del nostro paesaggio è intrisa e carica di significati e ci parla quindi della nostra storia, facendoci immergere in una realtà fuori dal tempo; mentre si passeggia sulle passerelle sopraelevate in legno che attraversano la duna si vede da un lato il blu profondo del mare e dall'altro il verde sconfinato della pineta; non è anche questa, forse, una rappresentazione del paradiso?


Articolo molto interessante!